Pellet, perché si chiama così?

Ecco 5 curiosità sul combustibile più amato

Il pellet è sempre più amato dagli italiani: ma vi siete mai chiesti cosa significhi il suo nome? Ecco svelato l'arcano e 5 curiosità su questa meravigliosa biomassa.

Se la storia del fuoco è vecchia come l’uomo, quella del pellet, invece è molto recente. La necessità di trovare combustibili sempre più economici e con alto potere calorifico ha permesso all’uomo di ricercare e sperimentare nuove forme di biomasse, facilmente trasportabili e dal basso impatto ambientale.

 

Pellet, perché si chiama così?

Dall’uso del carbone in poi, i nostri avi sono passati da un modo di agire e pensare prettamente agricolo ad uno certamente più moderno ed industriale che ha permesso all’uomo di evolversi.

Un contesto sociale in grande evoluzione fatto di nuove scoperte e nuovi lavori, tutti legati al carbon fossile, alla successiva scoperta del petrolio e del gas.

I nuovi combustibili ha pertanto rappresentato nuove opportunità e pertanto aumento dei consumi.

Ma nonostante tutta questa evoluzione, il legno non ha mai perso il suo fascino per riscaldare gli ambienticucinare e produrre acqua calda.

Un ruolo molto importante recentemente ha acquistato il pellet di legno. La sua storia è di pochi decenni ma il suo impatto nel contesto sociale ed economico mondiale continua ad essere molto forte.

In tanti lo utilizzano, basti pensare che la vendita delle stufe a pellet solo in Italia, dal 2019 al 2021 è aumentata di +21% e il dato è destinato ad aumentare.

Ma sapete perché si chiama pellet e quando è stato prodotto per la prima volta?

Pellet, perché si chiama così? Ecco 5 curiosità sul combustibile più amato

Le famiglie italiane e non solo amano il pellet: dal risparmio economico, al basso impatto ambientale è il biocombustibile più efficiente ed efficace per riscaldare la propria casa.

Ma conoscete la storia del pellet e perché si chiama così?

Dal supermercato ai negozi specializzati esistono in commercio diverse varianti di pellet con prezzi abbastanza diversi fra loro.

Ciò che dovrebbe accomunare i diversi prodotti è l’origine naturale, derivanti dal legno e compattati grazie all’uso di resine naturali.

Ma il nome pellet da dove deriva?

Più che al prodotto, la definizione ha riferimento alla forma del prodotto. questo infatti si presenta come cilindretti dal diametro variabile tra i 6 e gli 8 millimetri.

In realtà la definizione di pellet non nasce direttamente per il combustibile ma pare che negli ’50 un venditore di mangimi per animali, per rendere meno faticoso il lavoro dei suoi utenti, abbia miscelato mais, fieno, orzo e altri cereali, e poi pressato e pellettizzato la miscela, ottenendo appunto un cilindretto.

Questo oltre a far risparmiare tempo ai suoi clienti ha permesso di bilanciare la dieta degli animali.

Inoltre il mangime cosi pressato ha permesso di ottenere maggiore facilità nel trasporto e minore spazio di stoccaggio.

Ma quando nasce il pellet di legno? 

In realtà è stata la crisi energetica degli anni ’70 a far scattare l’ingegno. Petrolio a picco, benzina alle stelle sono stati i motivi trascinanti della nascita del pellet.

Per dirla tutta all’inizio degli anni ’70 un giovane ingegnere americano, partendo dall’idea del venditore di mangimi, pressò invece che mais e cereali vari, scarti di legno.

E da quel momento nacque il pellet.

Da lì in poi il pellet venne usato nell’industria, tanto che negli anni ’80, nacquero circa 30 fabbriche tra USA e Canada.

Ma dieci anni dopo vennero prodotte e commercializzate le prime stufe che non ebbero tanto successo.

Ciò era dovuto anche al fatto che il pellet prodotto era di scarsa qualità, infatti veniva buttato dentro di tutto: segatura di mobili, corteccia e scarti di legno.

Pellet, arriva in Europa ed è subito boom

Ma l’onda pellet arriva anche in Europa, i primi a produrre pellet furono gli austriaci che usavano già la corteccia di legno per alimentare impianti.

Da lì nascono i primi sacchetti che riportavano la scritta “Holz pellet” che vuol semplicemente dire…pellet di legno!

Arrivato in Europa il pellet si diffonde rapidamente in tutto il mondo, dando vita a diverse marche e produttori di pellet.

La sua diffusione ne ha aumentato anche la contraffazione, ecco perché è molto importante distinguere il pellet buono da quello di qualità scadente.

Ecco 5 caratteristiche del pellet di buona qualità 

Il pellet per essere considerato di buona qualità deve avere cinque caratteristiche fondamentali.

Queste sono stabilite per legge e devono essere indicate sulla confezione, si tratta:

  • del diametro del cilindretto, misurato in mm;
  • Lunghezza del cilindretto;
  • Contenuto idrico, ossia l’umidità del prodotto al momento della produzione che deve essere inferiore al 10%;
  • Residuo delle ceneri, che non deve superare l’ 1%;
  • Potere calorifico, misurato in kWh/kg.

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